...tanto l'ho attesa che alla fine la novità è arrivata...
Mi hanno informato che l'attuale plant manager a giorni verrà trasferito in Kentucky, e a me resterà l'onore di "dirigere" il plant venezuelano...
YUPPIIIiii... . . .
Vabbè... non vi aspettate salti di gioia, il posto è quello che è, i venezuelani sono quello che sono... e io pure cerco di non smentirmi...
sto cercando di riflettere, di capire dentro che reazioni trovo
paura, entusiasmo, tristezza, soddisfazione, curiosità, solitudine, orgoglio, fiducia, diffidenza, ...
Abbiamo parlato molto io e Chiara, ci siamo rassicurati a vicenda. Il programma sta procedendo secondo programma, 3/4 anni all'estero per cercare di fare una gavetta che permetta di trovare un lavoro dignitoso in italia e poi si rientra nei ranghi. A livello professionale mi stanno dando una grossa dimostrazione di fiducia (anche se forse sono un po' costretti dalla situazione) e il rischio di bruciarsi è presente... ma non sono troppo preoccupato per il lavoro, che scomposto ai minimi termini è fatto anch'esso di piccole cose, affrontabili e risolvibili. Certo sono molto preoccupato per l'ambiente esterno. Ma terrò gli occhi aperti e se qualcuno lassù mi dà un'occhiata, gli occhi aperti saranno quattro.
Ancora non ci sono notizie ufficiali dagli alti ranghi di cesena, ma già da lunedì di saranno riunioni per il passaggio delle consegne... il trasferimento del mio capo sarà rapido, già da dicembre dovrebbe partire...
Per ora medito sul cambiamento che in realtà cambiamento non è... e mi appisolo
'notte...
sabato 14 novembre 2009
giovedì 5 novembre 2009
Un viaggio ben organizzato 3
Contro ogni previsione troviamo un posto al grand hotel Cumaná, una bettola a 3 stelle… che peró a detta di Francisco era troppo cara. "Ok, peró ha una stanza per tutti e quattro!", "Si peró costa “medio palo cada noche” (“mezzo milione” che in euro sarebbero piú o meno 70 per 4 posti letto)", "Ok peró che alternative abbiamo?", "Andiamo a cercare altri posti"
…
Ok (in tutto ció la zia di Francisco e la sorella ci avevano offerto ospitalitá… ma la zia ha la casa piccola mentre per quanto riguarda la sorella (che poi scopriamo essere 3) domani si incontreranno per la prima volta… é una lunga storia… tra poco ci arriviamo).
Ore 21.30… ritorniamo sul lungomare dove troviamo degli alberghi che sembrano l’hilton a monte mario… capiamo subito dal tipo di auto che passano controllati dalla vigilanza che non é alla nostra portata, altro che medio palo… Troviamo anche un altro hotel, insegna poco appariscente, ci si arriva attraverso un viottolo stretto tra due muri di cinta alti 5 metri circa… Ci aprono un cancello, Hola pana! (ciao amico) … … é un albergo ad ore… tante piccole cellette con le auto diligentemente parcheggiate di fronte ad ogni porta… non é il posto per noi. Vigilanza molto cordiale e amichevole con Francisco e la ragazza nella macchina di fronte a noi, un po’ piú incuriositi quando passiamo io e Nabil, chissá che avranno pensato.
Torniamo al GrandHotel, ma Francisco non é ancora convinto, nonostante con Nabil abbiamo proposto di smezzare in proporzioni differenti… Facciamo talmente tanta pena che il vigilante dell’albergo, seduto subito fuori la porta, ci chiama e ci suggerisce di andare in una strada del centro di Cumaná dove ci sono un sacco di alberghi, tutti in fila.
Obbediamo ringraziando il poco attaccamento al lavoro del muchacho, e riprendiamo la ricerca alle 22. L’ultimo dei 4 alberghi in fila ha una stanza, costa di meno e ci permette di non andare a disturbare i parenti di F. sparsi per Cumaná… e poi di fronte c’é una pizzería abastanza allettante…
Ci fiondiamo dentro per dare i nomi e tutto il resto e il portiere si fionda ad accoglierci…solo che lui, come molti venezuelani, soffre di quella malattia che porta il battito cardiaco a rallentare e rallentare e r a l l e n t a r e e r a l l e t a r e ... inducendo lo stesso ritmo a tutte le altre azioni corporee… a volte anche mentali…
Riusciamo a prendere possesso della camera, io e Nabil stanza con due letti a castello, e io sono felicissimo. Per ottenere un materasso comodo, ma davvero comodo, scopro, la mattina dopo, di aver dormito esattamente nel centro di un tifone... nel flusso dell’aria condizionata accesa di notte… Ma sono sopravvissuto (anche se la mattina avevo, perdónate la licenza poetica, dei batoliti nel naso e negli occhi… … buongiorno!!...)
Scendiamo di corsa anelando la pizza, ma ovviamente la pizzería é chiusa… ci dicono di andare piú avanti di un paio di isolati lungo la strada, l’altra pizzería rimane aperta un po’ di piú… Noi allora, benedicendo la sveltezza del portiere, riusciamo ad arrivare all’altra pizzería, che pare essere il punto da cui é partita l’epidemia della malattia di cui vi parlavo prima. Alle 23.30 circa riusciamo ad ottenere la nostra unica mega pizza (si, la pizzaeria stava chiudendo, meglio una pizza grande che 4 piccole… tradizione americana). Chiedo a Francisco che cosa ci avesse fatto mettere, e lui mi responde: “Tutto”… e io benedico la tradizione americana…
Ci incamminiamo verso l’albergo per cenare, dato che la pizzería chiudeva ci hanno gentilmente messo alla porta, quando scopriamo che l’albergo é chiuso e in portineria non si vede nessuno, non abbiamo numeri di telefono e non ci sono citofoni… Le benedizioni questa será si sprecano…
Aspettiamo, urliamo, scopriamo esserci alcune auto che aspettano di entrare nel garage, dicono di avere una prenotazione, ma anche il parcheggio é chiuso… Aspettiamo, urliamo, e cominciamo a manngiare la pizza… il nervosismo cresce proporcionalmente con l’arsura… buona la pizza con “tutto”… quando spunta il portiere che si scusa dicendo che non ci aveva sentito (mortacci)… Intanto lo avverto che fuori ci sono altre persone che dovrebbero entrare… lui fa una faccia stupita (l’albergo é tutto completo), gli dico che hanno la prenotazione, la faccia stupita diventa terrorizzata, imbarazzata, sorridente… il portiere chiude la porta dietro di noi e rientra dentro di soppiatto… credo che non siamo stati gli unici a benedire quella sera…
Suggerimento: non prenotate alberghi in Venezuela, o quantomeno a Cumaná…
Conquisto finalmente il letto, con la pancia piena di tutto e coca cola… mixata con l’aria condizionata sparata mi aspetta un buon riposo…
La mattina con calma ci svegliamo e ci organizziamo per andare a mare. Prima peró andiamo ad incontrare le sorelle di Francisco. La colazione appena svegli non é una tradizione di qui, sento ancora “tutto” che mi torna su e un caffettino non ci starebbe niente male.
Allora, il papá biologico di F. é un tradizionalista… e seguendo le tradizioni ha sparso per il Venezuela un po’ di figli con diverse donne. F., una volta diventato grande, ha capito che al di lá dei rancori, mantenere contatti con le persone é una cosa positiva (ovviamente, riguardo i rancori, devi riuscire a non soffrire della mancanza di un genitore… e qui sta alla bravura del genitore restante, o alla bassa sensibilitá del soggetto…) quindi a 24 anni ha deciso di incontrare queste sorelle che hanno avuto la fortuna di avere il papá presente (saltuariamente) a casa con loro fino ad oggi.
...
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Ok (in tutto ció la zia di Francisco e la sorella ci avevano offerto ospitalitá… ma la zia ha la casa piccola mentre per quanto riguarda la sorella (che poi scopriamo essere 3) domani si incontreranno per la prima volta… é una lunga storia… tra poco ci arriviamo).
Ore 21.30… ritorniamo sul lungomare dove troviamo degli alberghi che sembrano l’hilton a monte mario… capiamo subito dal tipo di auto che passano controllati dalla vigilanza che non é alla nostra portata, altro che medio palo… Troviamo anche un altro hotel, insegna poco appariscente, ci si arriva attraverso un viottolo stretto tra due muri di cinta alti 5 metri circa… Ci aprono un cancello, Hola pana! (ciao amico) … … é un albergo ad ore… tante piccole cellette con le auto diligentemente parcheggiate di fronte ad ogni porta… non é il posto per noi. Vigilanza molto cordiale e amichevole con Francisco e la ragazza nella macchina di fronte a noi, un po’ piú incuriositi quando passiamo io e Nabil, chissá che avranno pensato.
Torniamo al GrandHotel, ma Francisco non é ancora convinto, nonostante con Nabil abbiamo proposto di smezzare in proporzioni differenti… Facciamo talmente tanta pena che il vigilante dell’albergo, seduto subito fuori la porta, ci chiama e ci suggerisce di andare in una strada del centro di Cumaná dove ci sono un sacco di alberghi, tutti in fila.
Obbediamo ringraziando il poco attaccamento al lavoro del muchacho, e riprendiamo la ricerca alle 22. L’ultimo dei 4 alberghi in fila ha una stanza, costa di meno e ci permette di non andare a disturbare i parenti di F. sparsi per Cumaná… e poi di fronte c’é una pizzería abastanza allettante…
Ci fiondiamo dentro per dare i nomi e tutto il resto e il portiere si fionda ad accoglierci…solo che lui, come molti venezuelani, soffre di quella malattia che porta il battito cardiaco a rallentare e rallentare e r a l l e n t a r e e r a l l e t a r e ... inducendo lo stesso ritmo a tutte le altre azioni corporee… a volte anche mentali…
Riusciamo a prendere possesso della camera, io e Nabil stanza con due letti a castello, e io sono felicissimo. Per ottenere un materasso comodo, ma davvero comodo, scopro, la mattina dopo, di aver dormito esattamente nel centro di un tifone... nel flusso dell’aria condizionata accesa di notte… Ma sono sopravvissuto (anche se la mattina avevo, perdónate la licenza poetica, dei batoliti nel naso e negli occhi… … buongiorno!!...)
Scendiamo di corsa anelando la pizza, ma ovviamente la pizzería é chiusa… ci dicono di andare piú avanti di un paio di isolati lungo la strada, l’altra pizzería rimane aperta un po’ di piú… Noi allora, benedicendo la sveltezza del portiere, riusciamo ad arrivare all’altra pizzería, che pare essere il punto da cui é partita l’epidemia della malattia di cui vi parlavo prima. Alle 23.30 circa riusciamo ad ottenere la nostra unica mega pizza (si, la pizzaeria stava chiudendo, meglio una pizza grande che 4 piccole… tradizione americana). Chiedo a Francisco che cosa ci avesse fatto mettere, e lui mi responde: “Tutto”… e io benedico la tradizione americana…
Ci incamminiamo verso l’albergo per cenare, dato che la pizzería chiudeva ci hanno gentilmente messo alla porta, quando scopriamo che l’albergo é chiuso e in portineria non si vede nessuno, non abbiamo numeri di telefono e non ci sono citofoni… Le benedizioni questa será si sprecano…
Aspettiamo, urliamo, scopriamo esserci alcune auto che aspettano di entrare nel garage, dicono di avere una prenotazione, ma anche il parcheggio é chiuso… Aspettiamo, urliamo, e cominciamo a manngiare la pizza… il nervosismo cresce proporcionalmente con l’arsura… buona la pizza con “tutto”… quando spunta il portiere che si scusa dicendo che non ci aveva sentito (mortacci)… Intanto lo avverto che fuori ci sono altre persone che dovrebbero entrare… lui fa una faccia stupita (l’albergo é tutto completo), gli dico che hanno la prenotazione, la faccia stupita diventa terrorizzata, imbarazzata, sorridente… il portiere chiude la porta dietro di noi e rientra dentro di soppiatto… credo che non siamo stati gli unici a benedire quella sera…
Suggerimento: non prenotate alberghi in Venezuela, o quantomeno a Cumaná…
Conquisto finalmente il letto, con la pancia piena di tutto e coca cola… mixata con l’aria condizionata sparata mi aspetta un buon riposo…
La mattina con calma ci svegliamo e ci organizziamo per andare a mare. Prima peró andiamo ad incontrare le sorelle di Francisco. La colazione appena svegli non é una tradizione di qui, sento ancora “tutto” che mi torna su e un caffettino non ci starebbe niente male.
Allora, il papá biologico di F. é un tradizionalista… e seguendo le tradizioni ha sparso per il Venezuela un po’ di figli con diverse donne. F., una volta diventato grande, ha capito che al di lá dei rancori, mantenere contatti con le persone é una cosa positiva (ovviamente, riguardo i rancori, devi riuscire a non soffrire della mancanza di un genitore… e qui sta alla bravura del genitore restante, o alla bassa sensibilitá del soggetto…) quindi a 24 anni ha deciso di incontrare queste sorelle che hanno avuto la fortuna di avere il papá presente (saltuariamente) a casa con loro fino ad oggi.
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martedì 3 novembre 2009
Un viaggio ben organizzato 2
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Poi Francisco ha anche una zia e delle sorelle a cumaná… magari ci danno una mano… (la storia della zia e delle sorelle non era molto chiara… poi si rivela per la sua complicatezza piú avanti nel viaggio…)
Io intanto mi spulcio la guida del parco. Sembra prmettere bene. Ci sono decine di spiagge, si raggiungono tutte con delle lance, ma a mali estremi, ci aspettiamo il pienone e le lance potrebbero essere stracolme, uno si butta in una delle spiaggette lungo la strada come Playa Colorada, o Arapito.. insomma abbiamo parecchie vie di fuga. La guida racconta anche di altri piccoli centri… tipo Santa Fe, dove c’é un ostello per giovani backpacker… (che figata penso… poi mi spiegano che se entri a Santa Fe sei fortunato se ne esci in mutande… é facile venir rapinati o altro…)
Nella lista delle cose da fare al rientro c’é lo scrivere una lettera alla lonely planet con la preghiera di rivedere velocemente i consigli sui soggiorni per viaggiaatori fai da te qui in Venezuela…
Ques’anno ci sono stati diversi ponti, e questo é l’ultimo fino alle vacanze di Natale. Questa volta (il 12 ottobre) festeggiamo (¡?!) Cristoforo Colombo.. nonstante qui tutte le statue che ritraggono cristoforino vengano abbattute da vandali con lo scherno delle autoritá che non hanno però la benché minima intenzione di rimetterle al proprio posto. Colombo ufficialmente non é ancora demonizzato come figura… ma presto simon bolívar prendereá anche il suo posto. Il sabato arriva e noi siamo pronti.
A mezzogiorno Antonio ci lascia scappare e la prima tappa é casa di Nabil, per farlo cambiare e mangiarci qualcosa prima di partire. Verso le due, incontriamo Francisco e la ragazza che stanno giá alla seconda terza birra… carichiamo una casa di bottiglie vuote di birra (per risparmiare sulla cassa che compreremo tra poco) e partiamo. In questo paese ogni tipo di celebrazione, riposo, festa, serata, é scandita dal numero di birre che si bevono…
Partiamo con largo ritardo, (per arrivare a Cumanà ci vogliono cmq almeno 5 ore e mezza) e dopo un quarto d’ora siamo giá fermi… la birra ha fatto effetto su Francisco e la ragazza.. ma non contenti comprano altre due birre per loro e due per me e Nabil…
Il viaggio é lungo ma piacevole. Camminiamo su strade non troppo malandate (a parte un tratto suicida di 10 km con pezzi interi di strada franata per le piogge) che corrono attraverso pascoli verdi e paesini senza tempo, dove i giovani si siedono sulle panchine ai lati della strada in corrispondenza ai dossi artificiali (degli Himalaya non segnalati in mezzo alla strada necessari per non avere crolli demografici in questi paesini che nascnon lungo la via) per vedere le auto che rischiano di ribaltarsi…un’ottima occupazione… (nel frattempo Nabil mi racconta con le lacrime agli occhi che anche nel suo paese esiste un’attività del genere... i bambini prendono un grande sasso, lo mettono in una busta di plastica grande, lo camuffano quanto basta e lo piazzano in mezzo alla strada... il guidatore tranquillo e beato sui accorge della busta... pensa: “è una busta”... e ci passa sopra inconsapevole di dover sostituire, se gli va bene, coppa dell’olio e quant’altro... altra bella occupazione... p.s. se andate in Marocco siete avvisati...)
Dopo 4 o 5 soste ben pianificate (nelle quali incredibilmente si faceva a turno per fare pipí, mai due alla volta) e 2 soste rifornimenti (durante le quali oviamente non si puó fare pipí…) arriviamo a destinazione… Cumaná… ore 21.00 … troveremo dove dormire?
Poi Francisco ha anche una zia e delle sorelle a cumaná… magari ci danno una mano… (la storia della zia e delle sorelle non era molto chiara… poi si rivela per la sua complicatezza piú avanti nel viaggio…)
Io intanto mi spulcio la guida del parco. Sembra prmettere bene. Ci sono decine di spiagge, si raggiungono tutte con delle lance, ma a mali estremi, ci aspettiamo il pienone e le lance potrebbero essere stracolme, uno si butta in una delle spiaggette lungo la strada come Playa Colorada, o Arapito.. insomma abbiamo parecchie vie di fuga. La guida racconta anche di altri piccoli centri… tipo Santa Fe, dove c’é un ostello per giovani backpacker… (che figata penso… poi mi spiegano che se entri a Santa Fe sei fortunato se ne esci in mutande… é facile venir rapinati o altro…)
Nella lista delle cose da fare al rientro c’é lo scrivere una lettera alla lonely planet con la preghiera di rivedere velocemente i consigli sui soggiorni per viaggiaatori fai da te qui in Venezuela…
Ques’anno ci sono stati diversi ponti, e questo é l’ultimo fino alle vacanze di Natale. Questa volta (il 12 ottobre) festeggiamo (¡?!) Cristoforo Colombo.. nonstante qui tutte le statue che ritraggono cristoforino vengano abbattute da vandali con lo scherno delle autoritá che non hanno però la benché minima intenzione di rimetterle al proprio posto. Colombo ufficialmente non é ancora demonizzato come figura… ma presto simon bolívar prendereá anche il suo posto. Il sabato arriva e noi siamo pronti.
A mezzogiorno Antonio ci lascia scappare e la prima tappa é casa di Nabil, per farlo cambiare e mangiarci qualcosa prima di partire. Verso le due, incontriamo Francisco e la ragazza che stanno giá alla seconda terza birra… carichiamo una casa di bottiglie vuote di birra (per risparmiare sulla cassa che compreremo tra poco) e partiamo. In questo paese ogni tipo di celebrazione, riposo, festa, serata, é scandita dal numero di birre che si bevono…
Partiamo con largo ritardo, (per arrivare a Cumanà ci vogliono cmq almeno 5 ore e mezza) e dopo un quarto d’ora siamo giá fermi… la birra ha fatto effetto su Francisco e la ragazza.. ma non contenti comprano altre due birre per loro e due per me e Nabil…
Il viaggio é lungo ma piacevole. Camminiamo su strade non troppo malandate (a parte un tratto suicida di 10 km con pezzi interi di strada franata per le piogge) che corrono attraverso pascoli verdi e paesini senza tempo, dove i giovani si siedono sulle panchine ai lati della strada in corrispondenza ai dossi artificiali (degli Himalaya non segnalati in mezzo alla strada necessari per non avere crolli demografici in questi paesini che nascnon lungo la via) per vedere le auto che rischiano di ribaltarsi…un’ottima occupazione… (nel frattempo Nabil mi racconta con le lacrime agli occhi che anche nel suo paese esiste un’attività del genere... i bambini prendono un grande sasso, lo mettono in una busta di plastica grande, lo camuffano quanto basta e lo piazzano in mezzo alla strada... il guidatore tranquillo e beato sui accorge della busta... pensa: “è una busta”... e ci passa sopra inconsapevole di dover sostituire, se gli va bene, coppa dell’olio e quant’altro... altra bella occupazione... p.s. se andate in Marocco siete avvisati...)
Dopo 4 o 5 soste ben pianificate (nelle quali incredibilmente si faceva a turno per fare pipí, mai due alla volta) e 2 soste rifornimenti (durante le quali oviamente non si puó fare pipí…) arriviamo a destinazione… Cumaná… ore 21.00 … troveremo dove dormire?
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